Autrice di diversi romanzi, Venus Khoury-Ghata e affascinata, sopra particolare, dalla lirica russa, o preferibile, da una lirica spinta fin nelle fauci della vicenda, fino all’estremo maltrattamento, durante una ammutinamento ostinata e lampeggiante. Mediante presente senso, Marina Tsvetaieva, mourir a Elabouga, noto da Mercure de France nel 2019, finora sconosciuto durante Italia, e il suo storia con l’aggiunta di gagliardo, grondante di un passione rigido; una osservazione, cristallizzata nella accanimento, nella vita della Cvetaeva, “martire dell’era staliniana”. Ne traduciamo alcune pagine perche vanno lette, semmai, avendo in fondo gli occhi l’epistolario di Marina, parroco da Serena essenziale durante Adelphi. “Da anni sono sola (deserto cordiale)”, scrive nel 1920, lido, ora durante Russia, davanti dei vasti vagabondaggi durante Europa, anzi di Pasternak, di Rilke, di Stalin; qualunque versi, qualsiasi rapporto, perennemente, e in passato un permesso, una banda di addii.
Ne hai mangiato le bucce, conservi la polpa durante Mur, che ha sempre desiderio.
Dunque ossuto, il figlio tuo, giacche ne puoi esplorare le ossa, al di sotto un velo di cuoio.
La collina diventa blu, poi scompare, nella sera; il cipresso conficcato sopra una strada che s’insinua nel niente; un fondo in quanto la fiocchi ha disfatto durante infinita di abiezione. Il lucernario e il tuo solitario catena unitamente il umanita: non hai piuttosto parole durante il patimento, non hai affezione, non cucini oltre a.
Il campo sostituisce la foglio bianca – solchi, linee, aratri alfabetici –, il cipresso la matita.
Il titolare della soffitta contro cui si apre il abbaino e trapassato durante prigione; le sedie sono di Tartari perche non parlano la tua striscia. Hai sistemato la corda. Sulla putrella, il nastro come utilizzare transgenderdate e eccezionale.
“Ha avvenimento bene verso impiccarsi”, dira Mur, affinche si rifiuta di interferire al tuo servizio funebre, verso Elabuga, verso paio passi dalla schema di solchi in cui hai scavato, per mezzo di le mani, cercando le patate, congelate.
“Ladra”, “Ladra bastarda”, ti ha urlato indietro, un giorno fa, il possessore del agro. La tubero nascosta nella dorso: gli hai comandato pretesto, in assenza di restituirgli il refurtiva. Dal momento che gli hai adagio dell’accaduto, Mur ha turbato le spalle. Mur ha capito: gli hai detto affinche non potevi adattarsi con l’aggiunta di, cosicche ti saresti impiccata.
Non ti impiccheresti se tuo figlio non avesse fame, nell’eventualita che avessi un tavolo contro cui comunicare, se ti giungessero notizie di tuo sposo e di Alia, accusati di spionaggio a amicizia del avverso. Arrestati un anno fa. Fucilati, e probabile.
Non ti impiccheresti nell’eventualita che facesse eccetto indifferente, qualora fossi scesa verso Thcipostol piuttosto di spingerti fino a Elabuga, nel camion che trasportava gli scrittori durante defezione dai tedeschi. Non ti saresti impiccata nel caso che Boris Pasternak non avesse posto brutalmente perspicace verso una equivalenza continuita cinque anni per un caso di cinque minuti per pizzetto; qualora Rilke avesse risposto, al momento e arpione, alle tue lettere infiammate; qualora non avessi estenuato il immaturo arduo Aleksandr Bakhrakh; nell’eventualita che il tuo editore berlinese, Abraham Vishniak, non ti avesse restituito le tue studio letterario d’amore, percio, privo di un aria; non ti impiccheresti qualora fossi escluso infelice, qualora ti fosse accordato di creare, ancora, nel caso che il bel Konstantin Rodzevich, il migliore compagno di tuo compagno, non avesse esperto di interrompere la vostra vincolo.
La vasta stringa delle tue passioni, delle infatuazioni vissute ovverosia scritte.
Hai scrittura e hai preferito mezzo il detenuto perche batte i pugni sul parete che lo separa dal amico di vano. In abitare parte di corrente mondo, benche fossi sola. Sola e misero, feconda di parole in quanto hai incaricato ovunque, a chiunque.
Una trave, una canapo, una seduta, e il audacia divenuto cippo, indurito da troppe prove. Lo sbirciata al legame dopo la tua estremita, al etere macchiato di nero, ai cipressi, alla dosso a bruciapelo preda dell’oscurita.
Basterebbe una verso, uno affinche bussa alla apertura durante farti diminuire dalla sgabello sopra cui ti sei issata, mettere via la corda, impiccarti un estraneo periodo, affinche presente e il tuo slang e tu sei una perche si e gabella di preferire la data durante cui decedere. E surclassarla.
L’indecisione rode ciascuno forza. Non riesci per abbassarsi da quella sgabello, modo nel caso che si fosse incardinata sulla planimetria dei tuoi piedi, improvvisamente inerti, nel momento in cui le mani continuano a partire, ad aggiustare il cuore. Per mezzo di la dritta afferri l’aria sopra la collaboratore. “Accada quel giacche accada”, dice la tua lato.
Tocco vecchia, avvizzita, corrosa dallo indagare la terraferma, lussare gli stracci, annientare la polvere, affinche si ostina verso uscire, di continuo, dappertutto. Dinnanzi agli specchi, chiudi gli occhi, per non accorgerti delle rughe profonde come solchi, delle vene in quanto sporgono, della membrana somigliante alla guscio di un albero decrepito.
Direzione liscia e bianca di pupo, si aggira, dunque, al di sotto le tue palpebre. Si aggrappa alla tua gonnella, accosto l’orfanotrofio luogo hai affidato la figlia, scopo abbia di che nutrirsi, almeno quantomeno ti hanno aforisma; l’altra e malata, per edificio, e mediante minaccia, devi risultare da lei.
Febbricitante per una copriletto spaventosa, lurida; esci dall’ospizio senza assistere la piccola che urla il fama della sorella, non il tuo, cosi pericoloso da annunciare a causa di il proprio ingegnosita triste. Irina, la non amata, affinche si aggira intorno per te mezzo un piccolo giacche mendica una accarezzamento. Irina membro spennato, mediante la mente rasatura durante annullare i pidocchi.